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Roberto Benigni
Roberto Remigio Benigni (Castiglion Fiorentino, 27 ottobre 1952) è un comico, regista, attore, sceneggiatore, personaggio televisivo e cantante italiano.
Fra i numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, due Premi Oscar come miglior attore e per il miglior film in lingua straniera La vita è bella. È stato l'unico interprete maschile italiano - ed il primo non anglofono - a ricevere l'Oscar come miglior attore protagonista, recitando nel ruolo da protagonista in un film in lingua straniera, dopo quello vinto da Sophia Loren nel 1962. Fu inoltre candidato al Premio Nobel per la letteratura 2007 (principalmente per l'impegno profuso in favore della diffusione della Divina Commedia di Dante Alighieri). Noto e popolare monologhista teatrale, dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio pubblico tra i più noti e apprezzati in Italia e nel mondo. Le sue apparizioni televisive mettono in scena un carattere gioioso e irruento, facendo leva sulla sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Roberto Benigni si è impegnato come lettore, interprete a memoria e commentatore della Divina Commedia di Dante Alighieri, ricevendo consensi di pubblico e critica. Infanzia, adolescenza e giovinezza Roberto Remigio Benigni nasce a Castiglion Fiorentino, nella frazione di Manciano La Misericordia in Val di Chiana, provincia di Arezzo, il 27 ottobre 1952 da Luigi Benigni (1919 – 2004) e Isolina Papini (1919 – 2004), entrambi contadini. Roberto è il più giovane dopo le sorelle Bruna (1945), Albertina (1947) e Anna (1948), di carattere allegro ed espansivo sin da giovanissimo, si trasferisce nel 1958 con tutta la famiglia a Prato, nella frazione di Vergaio, dove vive tuttora la sua famiglia di origine. Iscritto dapprima in un seminario fiorentino, lo abbandona dopo l'alluvione del 4 novembre 1966, per compiere gli studi secondari nell'istituto tecnico commerciale Datini di Prato conseguendo il diploma di ragioniere. La sua vera grande passione è però lo spettacolo. Nel 1983 durante le riprese di Tu mi turbi conosce l'attrice cesenate Nicoletta Braschi che diventerà sua moglie il 26 dicembre 1991 con una cerimonia privata; da quel momento l'attrice sarà praticamente presente in tutti i film diretti dal marito. Carriera Prime esperienze Dopo avere iniziato come cantante e musicista debutta sul palcoscenico nel dicembre del 1971, non ancora ventenne, al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo Il re nudo di Evgenij L'vovič Švarc, diretto da Paolo Magelli. A Firenze fa la conoscenza fondamentale di Luigi Delli, Carlo Monni e Donato Sannini e successivamente gli viene presentato dai suddetti Marco Messeri, col quale si avvia - i due durante i settanta portano in scena in coppia vari spettacoli (Bertoldo Azzurro, Mi Voglio Rovinare, Pa ra pa pà, Scherzo di Mano etc) scritti e diretti dallo stesso Messeri - verso forme di spettacolo comico d'avanguardia, di scherzo popolare da strada. Intanto, nell'autunno del 1972, Roberto Benigni si trasferisce a Roma. Qui collabora anche con Lucia Poli nella compagnia Beat '72 nel Teatro dei Satiri e nel Teatro San Genesio, partecipando a diversi spettacoli; di alcuni cura anche la regia. Nel 1975 fa un incontro fondamentale per la sua carriera, con Giuseppe Bertolucci, che scrive per lui il monologo Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, che ottiene grandissimo successo dapprima al Teatro Alberico di Roma e portato poi su tutti i palcoscenici italiani. Il personaggio di contadino toscano che egli delinea, in gran parte autobiografico, contiene già l'ambivalenza che caratterizza anche in seguito le sue interpretazioni: da un lato, una smisurata esuberanza gestuale e soprattutto verbale, che ricorre volentieri all'eloquio plebeo e all'aperta irriverenza verso qualsiasi forma di autorità; dall'altro lato un candore quasi infantile, che lascia spesso intravvedere una vena di surreale e malinconica poesia. Nel 1976 viene invitato al Premio Tenco che contribuirà in modo notevole alla sua affermazione e a cui parteciperà anche nel 1977, 1979, 1981 e 1986. Provocazioni con Giuseppe Bertolucci Il personaggio di Cioni suscita anche grande scandalo e molti interventi censori, nella serie televisiva Onda libera (il cui titolo originale sarebbe dovuto essere Televacca), e Vita da Cioni, approdando infine al cinema nel 1977 nel film, diretto e sceneggiato dallo stesso Giuseppe Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene, che ne asseconda l'estrema mobilità e la loquacità incontenibile. La pellicola attraversa numerose traversie, prima di affermarsi presso una parte di pubblico e critica come un film cult. I censori dell'Italia democristiana dell'epoca avversano la pellicola, impedendone la diffusione in molte sale. Benigni non trova un forte supporto, anche da parte della critica specializzata, che non si schierò con l'artista. Roberto Benigni al Festival di Sanremo 1980 mentre premia Toto Cutugno affiancato da Olimpia Carlisi L'immagine del primo Benigni si forma dunque come personaggio scomodo e ribelle, di nicchia, osteggiato da una parte ed amato dall'altra, imprevedibile e sempre capace di provocare sorprese e, a volte, choc. Simpatizzante del Partito Comunista Italiano, il 18 settembre 1983 apparve alla Festa de l'Unità di Reggio Emilia, dove prese in braccio e dondolò il leader Enrico Berlinguer, persona molto seria. Fu un fatto senza precedenti; fino ad allora, i politici italiani erano noti per la loro seriosità e formalità, e Berlinguer era forse il più serio di tutti. L'evento segnò una svolta, dopo la quale i politici sperimentarono nuovi modi, frequentando anche manifestazioni meno formali e in generale modificando lo stile della loro vita pubblica verso un'apparenza più familiare.
Durante il Festival di Sanremo 1980, di cui è presentatore, scandalizza il pubblico inscenando un bacio appassionato, in diretta televisiva, con la conduttrice Olimpia Carlisi, ma soprattutto fa storia il suo epiteto Wojtilaccio, una via di mezzo tipicamente toscana, tra l'irriverente e l'affettuoso per apostrofare il Papa venuto dall'Est, Giovanni Paolo II. In seguito compare ancora in televisione, come ospite d'onore in spettacoli condotti da Pippo Baudo (ancora al Festival di Sanremo del 2002) e Raffaella Carrà, nonché nei talk-show americani, soprattutto quello, popolarissimo, di David Letterman. Con Bertolucci collaborerà ancora nel 1983 con un'antologia di spettacoli tenuti dal comico nelle piazze e nei teatri di tutta Italia, Tuttobenigni, replicata poi in videocassetta nel 1996 con Tuttobenigni 1995/96. È proprio tramite Bertolucci che Benigni entra in contatto con lo sceneggiatore Vincenzo Cerami col quale affronterà la fase più matura della carriera. I primi successi e la televisione Mentre prosegue l'attività cinematografica in ruoli di secondo piano, tranne nel ruolo da protagonista di un bizzarro maestro elementare nel film Chiedo asilo di Marco Ferreri, nel 1978 partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. La collaborazione con Arbore continua con altri due film: Il pap'occhio del 1980 e FF.SS. del 1983 nel primo si racconta l'inaugurazione di un fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro Televisivo Vaticano: la seconda è un viaggio goliardico nei vizi dell'Italia degli anni ottanta compiuto da una donna delle pulizie, raccontato in una fantomatica sceneggiatura volata via dallo studio di Federico Fellini. Entrambe le pellicole si attirano i fulmini censori e le ire del maestro riminese, che tenterà un'azione legale contro il regista. Benigni soprattutto nella prima pellicola è letteralmente scatenato: da antologia le scene sul balcone papale, dove il nostro si affaccia al posto del Pontefice, e soprattutto l'impagabile monologo con l'affresco del Giudizio Universale, dapprima tagliato dalla censura e poi riproposto integralmente nel 1998, alla pubblicazione in videocassetta. Nel febbraio 2005 Benigni torna ancora insieme ad Arbore in televisione come ospite a sorpresa in un suo programma di grande successo, Speciale per me - meno siamo meglio stiamo, dove recita un canto della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il 27 ottobre 2005, inoltre, è ospite della trasmissione Rockpolitik, accanto ad Adriano Celentano e Luisa Ranieri, dove si esibisce in un monologo di tre quarti d'ora sulla libertà di espressione, riproponendo, in una versione tutta personale e aggiornata all'attualità politica del momento, una celebre scenetta del film Totò, Peppino e la malafemmina (in cui il Principe de Curtis dettava una strampalata lettera a Peppino). Per finire poi con citazioni su libertà e democrazia tratte da Voltaire e Socrate. Dietro la macchina da presa e l'incontro con Troisi
Nel 1983 Roberto Benigni inizia la sua carriera di regista cinematografico con Tu mi turbi, film in quattro episodi dove ha ancora modo di mostrare la sua incontenibile verve nella scena famosa della guardia al Milite Ignoto. Il film viene apprezzato da pubblico e critica, quest'ultima però accoglie tiepidamente la sua prova dietro la macchina da presa. Grandissimo successo al botteghino e di cassetta lo ottiene poi, nel 1984, Non ci resta che piangere, scritto, diretto ed interpretato con Massimo Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune e divenuti immortali. I due comici, grandi amici, simili per l'uso personale della parola e della mimica e per il ricorso al dialetto, ma anche profondamente diversi per l'appartenenza a due universi culturali tra loro assai distanti, appaiono come complementari in questo che restò il loro unico film recitato in coppia. Sbarcato per la prima volta negli Stati Uniti d'America, recita in tre film diretti dall'amico Jim Jarmusch: Daunbailò (Down by law) del 1986, nella serie di cortometraggi Coffee and Cigarettes del 1987 - ampliata e riproposta nel 2004 - dove l'attore toscano si cimenta col mondo cupo e soffocante dell'emarginazione nelle metropoli americane e in Taxisti di notte del 1991, film ad episodi nel quale recita, in una Roma spenta e desolata, la parte di un tassista toscano che uccide un prete con la sua scabrosa confessione su amori non proprio ortodossi. Pellicole diventate cult per molti cinefili. Ruolo più brillante, invece, quello che affronta con Blake Edwards nel 1993, nel nuovo film della serie della Pantera Rosa intitolato Il figlio della Pantera Rosa, dove gli viene affidata la parte del figlio dell'ispettore Clouseau, l'indimenticabile Peter Sellers. Gli anni novanta Nel 1988 inizia una proficua collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami in quattro pellicole da lui anche prodotte per la sua Melampo Cinematografica che ottengono uno straordinario successo di pubblico: nella prima, Il piccolo diavolo, recita al fianco di Walter Matthau; nella seconda, Johnny Stecchino si sdoppia in due personaggi e nella terza, Il mostro, allude certamente al famigerato mostro di Firenze per i delitti del quale in quegli anni si celebrava il processo a Firenze. In questi film mette a tacere la sua vena più aggressiva e popolana per concentrarsi, sempre con lo strumento comico dell'equivoco, su tematiche scottanti e attuali come appunto il mostro di Firenze e il fenomeno del pentitismo mafioso. Nel 1990 ha invece l'occasione di recitare in un film diretto da Federico Fellini, La voce della luna, tratto dal libro Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, accanto a Paolo Villaggio, nel quale l'attore rinuncia per la prima volta alla maschera e al vernacolo per tratteggiare un personaggio lunare e inquieto, tutto teso ad ascoltare voci misteriose provenienti da un pozzo. L'anno seguente recita nella fiaba musicale di Sergej Prokofiev Pierino e il lupo, sotto la direzione del prestigioso direttore d'orchestra Claudio Abbado. Link inerenti:
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